Quando, verso la metà degli anni 90 la Bandai a cominciato a proporre questi modelli della serie Shoul of Chogokin penso abbia indovinato una delle operazioni di marketing più azzeccate per i nostalgici. In Giappone e non solo le serie “Nagaiane” dei Robot sono fra le più note ed apprezzate, evidente quindi che la richiesta per questi modelli sia stata notevole, anche in ragione dell’ ottima qualità generale delle riproduzioni.
Al momento che scrivo questa scheda si contano circa una decina di questi modelli tutti classificati per numero crescente, e per la maggior parte le riproduzioni sono di robot ideati dal grande Go Nagai.
Qui parliamo del capostipite di tutti, il mito fatto acciaio o meglio, fatto in lega Z, parlo appunto del MAZINGER Z (in Italia MAZINGA Z).
Va detto in primis che tutte le riproduzioni si riferiscono alle serie animate, che in piccoli particolari differenziavano dagli originali cartacei. La fedeltà delle proporzioni è pregevole, il modello del 1997, presenta una buona articolazione e posabilità, permettendo al robot le classiche pose visionabili nell’ anime originale.
La colorazione, a finitura lucida, non è esente da imperfezioni presentando alcuni punti non perfettamente coperti, mentre sembra abbastanza errata la tonalità del blu su gambe e braccia ed il bianco e stato riprodotto come argento (o metallo grezzo), ma sono inezie se paragonate alla qualità generale. Le articolazioni presentano tutte 3/4 punti di snodo sia longitudinale che verticale ed il busto si ruota sul proprio asse orizzontale, le braccia sono intercambiabili con gli accessori presenti nella confezione: Pugni a razzo (sparante), pugni a razzo con lama incorporata (non ricordo il nome) e pugni con articolazione per le “punte d’acciaio (drill missile) a queste poi si possono alternare due tipi di mani, aperta oppure a pugno, manca il pugno corazzato. Le piastre rosse sul petto (BREAST FIRE – RAGGIO TERMICO) sono removibili e dal ventre mediante un meccanismo a scatto compare il missile centrale (non sparante), quest’ultimo non è fedele all’ originale presentando uno sportello irregolare e dimensionalmente sembra più piccolo. Ultimo accessorio riposizionabile è il Pilder del pilota.
A parte vi è l’ accessorio più grande il Jet Scrander. Le ali sono orientabili per il volo autonomo oppure agganciato al robot, il meccanismo è ingegnoso e funzionale anche se esteticamente non è il massimo, la colorazione è abbastanza fedele, il materiale è totalmente plastico e non particolarmente dettagliato.
In conclusione non resta da aggiungere che il modello nell’ insieme è un acquisto perlomeno consigliabile, d’ obbligo se si è fan delle serie robotiche, da tenere presenta la relativa poca disponibilità e la possibilità di scegliere la recente edizione restyling (GX-01R) ancora più dettagliata e curata della precedente, ma sicuramente meno preziosa del mitico numero 1!
- alcuni dettagli miglirabili
- alcuni esemplari, col tempo presentano segni d’invecchiamento
- è stato superato dagli ultimi GX
Galleria fotografica originale
A distanza di quasi otto anni da questa recensione e più di dieci dall’ immissione sul mercato del Gx-01, con l’occasione di rivedere l’esposizione dei modelli, ho pensato di rinfrescare un po’ la galleria fotografica del primo Soul e sempre sfruttando l’occasione, di scrivere qualche considerazione, dopo tanto tempo e dopo che la serie non conta soltanto dieci uscite come scritto tempo fa, ma ormai siamo ben oltre le cinquanta…
Riprendendo in mano il Gx01 devo dire che son rimasto stupito nel ritrovarmi a fargli concessioni ben maggiori rispetto alla recensione originale. Guardandolo con occhi ormai abituati a questa serie, non posso far a meno di notare come, col passare del tempo, tutto sommato la sua realizzazione non sia tanto diversa per dettaglio e cura, rispetto anche alle produzioni più recenti. E’ vero qualche problema lo mostra ora come anni fa, ma ha anche alcuni dettagli che non sono più presenti nelle attuali produzioni bandai di dimensioni Gx01 compatibile, come le plastiche verniciate ed i dettagli sulle mani dipinti. Cosa che a me continua a lasciare l’amaro in bocca.
Per il resto il modello si è mantenuto abbastanza bene, gli snodi in plastica hanno un po’ ceduto, ma nulla che pregiudichi il mantenimento della posizione. I magneti nelle braccia hanno presentato un po’ di ossido che ho rimosso prontamente, mentre una bella lucidata con lubrificante a base di silicone ha ridato lucentezza alle cromature. Per fortuna il fastidioso problema delle crepe ai femori e delle parti gommose come testa e mani appiccicose, non si sono presentati.
Tutto sommato resta uno dei miei modellini preferiti e come scultura assai più gradevole rispetto al Gx01-R
Galleria fotografica
purtroppo oggi con mio grandissimo dispiacere prendendo in mano il modello mi sono accorto che ci sono le famiderate crepe su entrambe i femori,essendo un difetto visibile a occhio credo che dovro’ toglierlo dalla vetrina.