La recensione
Con il Gx-45 Bandai, in sostanza, completa il ciclo di rivoluzione della sua linea Soul of Chogokin.
Superato lo scoglio del prodotto nostalgico, dedicando alcune uscite a robot più recenti, andando oltre al concetto di chogokin, presentando prodotti con pochissime parti in metallo, ora completa il cerchio con questi modellini, dalle articolazioni, non più statuarie, ma direttamente mutuate dalle action figure, riuscendo a donare una posabilità che prima era solo possibile vedere in prodotti ben più commerciali.
Segno di questo rinnovamento è anche il progressivo cambiamento della grafica usata per la scatola. Se inizialmente era molto classica e statica, ora non ha più un concept univoco e quindi spariscono colori e cornici predominanti e si lascia libero sfogo alla fantasia del grafico di turno.
Fatta questa dovuta premessa, cominciamo a parlare del modello in questione, ma con un ulteriore introduzione. L’ennesimo Mazinger Z, protagonista di questa riproduzione non è quello classico, ma è la versione rivisitata della nuova serie animata. Il design strizza abbondantemente l’occhio alla versione cartacea del robot, non rinunciando però a qualche dettaglio mutuato dalla serie originale degl’anni ’70. Ogni commento ulteriore sulla serie animata lo evito, trovando in questa ennesima produzione discutibile, la solita inconcludenza tipica del Nagai moderno.
Il modellino si presenta in scatola dalle dimensioni standard, gli accessori son pochi, d’altra parte è così anche in originale.
Il corpo principale è molto pesante, ricco di metallo, ma è piccolo. Persino se raffrontato al Gx-01. Scelta, questa, dettata dal mercato ma, secondo me, anche da un aspetto che commenterò dopo.
Le articolazioni sono numerose, testa, collo, spalle, polsi, busto, bacino, femori, ginocchi e caviglie presentano tutti una notevole posabilità. I gomiti hanno uno snodo che permette di arrivare a 90° mantenendo una certa mascheratura. Sinceramente non lo trovo così interessante come la soluzione telescopica vista per il Gx-44, rispetto al quale, è un mezzo passo indietro se pur esteticamente è più gradevole.
Di tutt’altro interesse, invece è la parte dedicata ai femori. Ricordando una soluzione già presentata con il Gx-24 ed aggiungendoci uno snodo simili a quello usato nelle figure della serie Revoltech™ Bandai presentato il primo “Mazingar Z … con le palle”.
Questo sistema telescopico, aggiunto anche a quello delle caviglie, non solo fa allungare il robot di diversi millimetri, ma permette una posabilità eccellente, offrendo una gamma di posizioni dinamiche e d’effetto che nessun Soul, tranne forse gli Evangelion e le fembot, potevano aspirare.
Forse anche per invogliare il pubblico più giovane, a traino della serie animata, questo S.o.C.; insomma, pare più un’action figure, che un vero e proprio modellino.
Questo, secondo me, rappresenta il vero pregio, ma nel contempo il limite di questa uscita.
Se da un lato merita per le soluzioni tecniche e per l’appetibilità sul mercato, dall’altro l’eccessiva articolazione delle parti, rende difficile trovare un posizionamento adeguato al resto della serie. C’è sempre qualche arto che è, per così dire, fuori armonia. Il tutto poi è aggravato, dal difetto, che ritengo, essere quello più grave; a causa della distribuzione dei pesi, il robot, stenta a mantenere una posizione ottimale. Se si escludono pose particolarmente dinamiche, dove le articolazioni sono a fine corsa, il robot è difficilmente stabile e spesso sono le caviglie che cedono, causando rovinose cadute. Per questo, nonostante il design che lo vorrebbe bello stabile e massiccio, penso che in vetrina, se messo in posizione eretta, non si possa prescindere dal sostenerlo con lo stand. Pena un vero effetto domino.
Ecco spiegato, probabilmente, il motivo delle dimensioni ridotte. Maggiori dimensioni, avrebbero, di fatto, reso ancora più problematica la stabilità del robot … che già così, per la verità, è davvero poco stabile.
Anche le braccia, in parte soffrono dello stesso problema. Sembrano definitivamente tramontati i giorni in cui potevi esporre senza un qualche supporto aggiuntivo.
Per quanto riguarda la colorazione, le parti grigie hanno un leggero effetto ombreggiato, che pare aver sostituito la moda del cromo ad ogni costo. Le plastiche rosse sono colorate in pasta ed abbastanza facili a graffiarsi. L’abbondanza di nero poi è evidente e questo aiuta a mantenere coerenza fra le tinte sui diversi materiali. I dettagli sono ben sottolineati, anche il volto è nel solito standard di Bandai.
Lato accessori, da segnalare la presenza di due set di mani, del particolare stand con la possibilità di esporre in configurazione di volo e dello Scrander, che sebbene ben fatto, adotti soluzioni stacca ed attacca per cambiare l’assetto delle ali. Un passo indietro persino rispetto al Gx-01. Lodevole l’inserimento di un Hover Pilder finalmente con le ali pieghevoli e la cupola semi trasparente, interessante pure la possibilità di montare una staffa, sulla basetta, che permette l’esposizione in posizione di volo. Nella dotazione, forse la cosa più curiosa è che Bandai, fornisce un set di guanti bianchi con il logo della serie Chogokin. Utili solo se si hanno le mani piccole, altrimenti restano una nota da collezione.
L’esemplare in mio possesso presentava qualche grumo sul busto e la stesura della vernice era tutt’altro che perfetta. Anche le plastiche presentano quasi tutte segni di sprue e bave varie, le caviglie erano molli ed anche l’inserimento degli avambracci non era propriamente saldo. L’aggancio dello scrander, simile ai vecchi modelli, presenta però un po’ di gioco. Anche il Pilder presenta un difetto nell’articolazione dell’aletta sinistra, che non si chiude bene. Insomma la sensazione di economicità è tangibile.
In conclusione è un modello che mi sentirei di sconsigliare, se non trovato a buon prezzo.
E’ vero, è certamente una novità interessante, ma se non si è fan della serie o collezionisti incalliti e si vogliono tutti i soul, questo Shin Mazinger è tranquillamente evitabile. Accanto alle precedenti uscite è davvero piccoletto, ha qualche problema di stabilità di troppo, se non disposto come un’action, le vernici presentano qualche problemino e gli accessori sono scarsini.
Aggiungiamoci che a ruota, lo stesso Mazinger, viene rilasciato in versione trasformabile (lunga storia …)
Tutto sommato il target, penso sia stato centrato, ma abbassa quello generalmente considerato per la serie dei S.o.C., come successo spesso con uscite che avrebbero meritato una linea a se stante e non un travaso in quella che risulta essere una produzione senza più un filo conduttore …
- molto articolato
- buona presenza di metallo
- abbastanza fedele
- piccolo
- la qualità media di vernice e materiali è bassa
- ci sono già tanti Mazinger Z
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