Le prime foto del prototipo di questo quarantesimo brave, sono comparse in contemporanea con quelle del Boss Palder, ma a differenza di questo, già all’ora scatenarono diversi dubbi sulla realizzazione di quello che sarebbe stato il primo personaggio posto direttamente in concorrenza con altri produttori.
Prima del Grendizer, cm’s si era tenuta ben lontana da licenze già trattate da concorrenti del calibro di Bandai, ma con questo, rompe gli schemi e va ad invadere il campo di quello che ormai è divenuto un grande classico del settore, il Gx-04 della serie Soul of Chogokin.
Più grande, più metallico e più articolato, sulla carta prometteva di spazzare via il pregresso, ma sia prima che dopo il lancio, buona parte di quello promesso è sfumato come neve al sole.
Si tratta, quindi, non di andare a recensire un modello per valutare se valga la pena metterlo in vetrina, ma vedere quanto ampio sia stato l’errore in un prodotto già ampiamente criticato e quanto sia grande il compromesso da accettare per chi voglia, comunque, portarselo a casa consciamente.
La confezione
La scatola, quasi come da tradizione, è enorme. Decisamente un problema per chi è sempre alla ricerca dello spazio per stoccarle, ma apprezzabile e molto visibile in esposizione.
Purtroppo, un altro aspetto, ormai tradizionale è che Cm’s usa grafiche non aggiornate e quindi le foto della confezione non rispecchiano il suo contenuto. In questo caso, oltre a non corrispondere alla versione anime color, oggetto della recensione, mostrano anche particolari poi corretti nella versione finale del prodotto, come ad esempio la parte frontale del disco, colorata in rosso.
Particolarmente apprezzato, il fatto che questa volta il cartonato è più spesso che permette alla grande scatola di avere un po’ di consistenza.
La componentistica è alloggiata nel sarcofago di polistirolo, grande quanto l’intera scatola, fin dal primo impatto si nota come ci sia molto spazio inutilizzato e non si capisce il motivo di aver alloggiato il TFO in omaggio, sotto al contenitore invece che insieme a tutto il resto.
Un altro aspetto che non mi è piaciuto affatto è che il coperchio, stante la notevole dimensione, s’imbarca e non garantisce assolutamente, che i pezzi non escano dalle loro sedi, specialmente le punte articolate, con il risultato che si rischia vadano a danneggiare altre parti del modello.
Tutti gli accessori, salvo le punte su dette, sono avvolte in sacchetti, ma non sembra che ci sia stato un trattamento a base di olio di silicone, tipicamente usato per questi prodotti, contro ossido e umidità.
Dotazioni ed accessori
La dotazione è sufficientemente completa, possiamo paragonarla a quella del vecchio GX, il set comprende cinque varianti di mani, compreso un paio con falangi pienamente articolate, due coppie di punte per i magli perforanti, compresa una coppia con punte articolate, l’asta e le lame dell’alabarda.
Ovviamente non manca lo Spazer, che occupa più della metà della scatola, completamente in plastica, ha però le ali in metallo.
Dello Spacer ci sono due varianti per coppia degli spin rossi, si montano in modo molto simile a quelli del GX, ma non vi è una coppia liscia, senza gimmick.
Anche per le mani del Grendizer, nonostante siano numerose, mancano quelle adatte al posizionamento corretto nello Spazer.
Completa la dotazione il piccolo TFO, accessorio in più esclusivo dell’edizione anime color europea.
Tutti gli accessori non fanno gridare al miracolo come cura dei particolari. Chi più o chi meno, presentano piccole imprecisioni di finitura e colore.
Quelli che presentano articolazioni, sono tutti abbastanza approssimati. Le parti non riescono ad aderire bene e quindi tendono a stare fuori posto e fuori posizione, così abbiamo gli spin poco uniformi con alette spesso sconnesse o le punte degli avambracci che non restano aderenti.
Abbastanza grezzo il sistema dei missili perforanti, che consiste semplicemente nel sollevare la piattaforma all’interno dello spin, che senza guida tende ad andare in soqquadro e l’estrazione, non con una certa difficoltà, del piccolo missile. Da notare che uno dei due è rimasto pure macchiato di argento su un lato, quasi avessero completato la pittura da assemblato.
Un altro problema degli spin è che non coprono completamente la freccia bianca dell’ala, sono troppo corti.
Un po’ grezze, anche se ben scolpite le mani sono abbastanza difficili da montare, almeno in un primo momento. Da sottolineare che sono tutte sproporzionate ed eccessivamente grandi ad eccezione di quelli specificatamente molto piccoli per gli screw rovesciati.
Gli stessi problemi di finitura ed aloni sulla vernice, caratterizzano anche lo Spacer.
Ultima nota, anche questa negativa, l’asta dell’alabarda è davvero sottile e conviene usare un po’ di olio siliconico, prima di assemblarla. Oltre tutto, è originariamente in plastica di colore rosso verniciata, con il rischio che prima o poi la vernice si logori.
In definitiva, se contiamo i pezzi, la dotazione è buona, purtroppo, mancano due particolari che avrebbero arricchito un po’ l’esposizione dentro lo Spacer e la qualità media complessiva è abbastanza bassa, per contro, un particolare positivo è che non hanno un aspetto giocattoloso, tipica di altri prodotti di Cm’s.
Mancano i tappini per le viti.
Qualità e finitura
La qualità generale è il vero problema di questo prodotto.
Fin dai primi “unbox” è stato chiaro come, in fase di produzione, qualcosa sia andata storta, anzi più di qualcosa, direi tutto.
Il modello, tutto, compresi gli accessori, presenta un’approssimazione davvero imbarazzante. Fermo restando il trovarlo sano in scatola, quindi senza errore di inscatolamento, mancanze o danneggiamenti più o meno seri, tutti quelli documentati ad oggi, compreso quello oggetto di questa recensione, presentano una verniciatura approssimativa, con mordi, nel miglior caso, sfumati e poco incisivi, ma si evidenziano anche macchie casuali su vari particolari.
Nell’esemplare in esame, ad esempio si contano sverniciature sul retro delle ginocchia e del busto, macchie rosse nella zona dei piedi, sbavature sia nel punto di giunzione fra ventre e bacino, sia all’altezza dell’ascella destra.
Inoltre ci sono alcune zone verniciate male sulle punte degli screw crusher punch.
Se invece passiamo ai problemi strutturali, questo Grendizer, come pare molti altri, ha il braccio sinistro assemblato male, difetto questo che pare legato alle ridotte dimensioni delle viti.
Per la verità, tutto il modello, presenta viti troppo piccole, tanto che alcune parti restano comunque accoppiate male. Altro problema sono le giunture della spalla, che difficilmente riescono a sopportare il peso del braccio in posizione.
Potrei andare avanti ancora per molto, elencando la qualità ed i segni presenti sui femori, l’uso di plastica troppo gommosa per le mani articolate ed altro, ma rischierei di dilungarmi troppo e l’elenco colpirebbe praticamente ogni parte del modello. Meglio andare a vedere la galleria, dove ogni foto è accompagnata da una descrizione specifica.
Grendizer alla mano, il voto è estremamente negativo, pur avendo potuto scegliere un esemplare privo di evidenti danni ed errori di verniciatura macroscopici e quindi fra i migliori.
Anche il resto del prodotto non si salva. Tutte le parti, soffrono, chi più chi meno, di difetti fra finitura approssimativa e verniciatura sporca o imprecisa.
Difficile trovare una giustificazione credibile, ma gran parte dei problemi sembra imputabili ad una catena di produzione di scarsa qualità ed un controllo della difettosità, praticamente assente. Difficile pure dire quanto ed in che percentuale Cm’s ne sia direttamente responsabile, ma questi dettagli all’acquirente poco interessano. Sicuramente, questo, unito alle soluzioni tecniche, sempre troppo complicate e fragili, tipiche di Cm’s, uccidono il brave 40.
Articolazioni e posabilità
La migliore caratteristica di questo Brave, assieme a dimensioni e peso, è l’apprezzabile posabilità complessiva.
Come flessibilità, il corpo è paragonabile al precedente Boss Palder, quindi abbiamo una completa e funzionale articolazione della caviglia (estraibile) anche se esteticamente orribile, un ginocchio con snodo robusto ed a scatto. Il femore, che presenta due punti di estensione, permette tramite una specifica scanalatura ricavata dalla coscia, una buona resa estetica.
Il torso è articolato all’altezza del busto e presenta al suo interno il medesimo sistema di articolazioni per le spalle del Brave 39. Queste sono poi ancorate tramite un più classico pernio seghettato. Alla fine sono posizionabili su tutti gli assi, anche se non sono robustissime e risentono del peso maggiore, dovuto anche ad una scala diversa da quella dell’astro robot.
Infine la testa ed il collo, sono fissati tramite due perni sferici che ne garantiscono un posizionamento consono anche all’agganciamento con lo Spacer, anche se non esattamente a 90°.
Complessivamente, è stato fatto un buon lavoro, più lato funzionale che estetico e va detto che la parte superiore del corpo, presenta complessivamente soluzioni un po’ sotto dimensionate, considerando la reale dimensione del robot. Specialmente le spalle, soffrono parecchio ed avrebbero richiesto maggiore attenzione nel serraggio delle viti che vincolano gli snodi.
Difficile capire dove inizi l’errore in fase di assemblaggio, da quello progettuale.
Fedeltà
La fedeltà in senso assoluto, è sempre un fattore fonte di discussioni e questo Brave sanerà il problema.
Per la prima volta, abbiamo più di un paragone al quale rifarsi e quindi possiamo verificare quando bene si stato disegnato il Grendizer di Cm’s.
Il lavoro fatto dal modellista è buono, per alcuni particolari anche molto.
Rispetto al vecchio GX, che non è mai stato un mostro di fedeltà qui abbiamo un design più vicino al carattere del robot animato. Apprezzabile poi la colorazione in stile, della limited edition, anche se alcuni particolari risultano ancora difformi.
Globalmente i volumi sono buoni, meglio persino del Daigokin di Marmit, che però presenta un volto meglio riuscito. Ci sono, però anche, evidenti problemi di proporzioni degl’arti superiori, le mani, per l’esattezza, sono assolutamente enormi.
Dettaglio già evidenziano nel Boss Palder, ma qui ancora più enfatizzato.
Lo Spacer, risente dell’idea di non accorciare il robot e quindi risulta molto grande e la parte posteriore eccessivamente allungata. Una volta assemblato, è evidente come il Grendizer risulti piccolo all’interno del disco, inoltre i decori rossi anteriori non sono fedeli.
Alcuni gimmick, sebbene apprezzabili, alla fine non esaltano più di tanto la resa estetica. Sia gli occhio semi trasparenti, sia la comparsa del pilota in cabina, hanno un po’ mortificato la colorazione del volto e la cabina nello Spacer non è completamente trasparente da permettere una visione del lavoro fatto. Alla fine risultano quasi inutili.
Voto comunque positivo e sicuramente ci troviamo davanti ad un miglioramento, rispetto al vecchio Gx di Bandai.
Riflessioni e soluzioni tecniche
Quanto tempo ho? No perché qui si rischia di non finire…e quindi la farò breve.
Le varie soluzioni tecniche tipicamente complesse e spesso bruttine di Cm’s, qui semplicemente si annullano se paragonate alla qualità complessiva mostrata da questo gokin.
Inutile disquisire sull’opinabile estetica della caviglia estraibile, sulla fragilità e complessità di aprire lo Spacer senza spaccarlo, di rivetti piccoli su plastiche poco elastiche, se poi dobbiamo fare i conti con macchie di vernice, scrostature ed accoppiamenti assolutamente infimi.
La lista delle magagne comuni (perché poi esistono molte segnalazioni di problemi ancora più seri) sono un elenco infinito:
spalla e braccia lenti, Spacer con rivetti arrugginiti e montati su supporti già fessurati, scrostature varie alle gambe ed al ventre, teste con segni evidenti di fusione sulle corna, baffi di vernice un po’ ovunque e femori con evidenti stuccature e segni di stampaggio.
Il Brave Gokin 40 è probabilmente il prodotto peggio realizzato di tutta la serie, persino peggio del Pegas che già era fatto abbastanza maluccio.
L’unica soluzione per ospitarlo in vetrina è optare per un acquisto di persona, previa analisi attenta delle parti, per minimizzare comunque i danni che esistono su tutta la produzione, originale o limited.
Anche parlare di rapporto prezzo-qualità è difficile, perché sarebbe come dare un prezzo ad una produzione approssimativa e dilettantesca, difficile trovare un compromesso economico davvero accettabile per un prodotto che dovrebbe essere di lusso e destinato ai collezionisti più esigenti e dal prezzo, in assoluto troppo alto anche in ottime condizioni.
Strano che questa cosa accada a poca distanza dal rilascio del Mazinger Z DX di Bandai, anch’esso afflitto, sebbene in misura assai minore, da problemi di produzione ed anch’esso molto atteso.
Per concludere segnalo, alcuni aspetti che, per chi si troverà a maneggiare questo Grendizer, saranno d’aiuto.
Le alabarde sulle spalle non si sfilano facilmente e pare che siano pure incollate, quindi, nel caso facciano resistenza, non forzate inutilmente, a differenza di quanto riportato sulla confezione, non sono sfilabili se non tramite lo smontaggio del corpo; non è raccomandabile ripetere più volte l’innesto del robot dentro lo Spacer.
Il sistema di apertura è, intrinsecamente, fragile e l’ingresso del robot, gioca molto sulla flessibilità delle pareti del disco, il rischio di graffiare la vernice è decisamente elevato.
Comunque sia, meglio lubrificare i giunti degli sportelli dello spacer ed attendere un po’ prima di aprire e far scorrere i perni nel solco a “J”.
Infine attenzione al busto, perché tende a graffiare la zona bianca della schiena.
Conclusioni e Pagella
E’ il quarantesimo Brave Gokin, il peggiore Gokin di sempre?
No non lo è, ma è quello realizzato peggio. Purtroppo è inutile valutare un prodotto se poi quando arriva nelle mani del compratore risulta realizzato con i piedi ed è così che si può classificare questo Grendizer.
Paragonarlo nelle finiture con il Super Robot Chogokin di Bandai, ma anche solo con il GX04 è come sparare sulla croce rossa. Distante anni luce dal primo, nonostante la dimensione ragguardevole e staccato di diverse lunghezze dal, seppur perfettibile, secondo, resta al palo anche se confrontato con altri robot della stessa linea Cm’s, come il Jeeg, il Palder, il Gakeen.
Per qualità percepita è più vicino ad un MASS, anzi a ben vedere soltanto ad alcuni MASS.
Insomma un modello che sulla carta poteva portar lustro e soddisfare anche ai palati più fini, viene polverizzato dalla, probabile, scelta di risparmiare fino all’osso sulla catena produttiva.
No così non si fa. Compratelo soltanto se potete esaminarlo di persona o da venditore fidato e soprattutto non spendeteci la cifra che viene chiesta di listino, infine non aspettatevi di trovare il pezzo perfetto, perché non esiste. Potrà essere accettabile e soddisfare il gusto personale, ma sicuramente se posto a fianco di altri gokin, nella stessa fascia di mercato e prezzo, sarà evidente la differenza di finitura.
- Complessivamente ben scolpito
- Colori molto simili alla versione animata
- Buona posabilità
- Finitura molto scadente
- Verniciatura approssimativa ed imprecisa
- Molti esemplari con difetti più o meno importanti
- Alcune soluzioni troppo fragili ed esteticamente discutibili
- Costo eccessivo
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