Uscito il primo DX, in molti si son chiesti se, alla luce del successo maturato da questo grande e costoso modello, Bandai avrebbe proposto anche l’ovvio successore, oppure come in parte ci ha abituati, si sarebbe dedicata ad altro.
La risposta è arrivata nel 2015, con la presentazione e poi distribuzione, a fine anno, del secondo DX di casa S.o.C. e come previsto, si è trattato del Great Mazinger.
Il primo DX, sebbene unico nel suo genere, ha mostrato limiti di progetto abbastanza evidenti, mostrando, probabilmente più ombre che luci e non convincendo a pieno il sottoscritto. Vediamo se questo Great ha beneficiato dell’esperienza maturata sul predecessore.
La confezione
Se la scatola del Mazinger Z l’avevo definita enorme, quella del secondo DX, comprendendo anche lo screander è ancor più voluminosa. Grafiche e composizione mantiene è coerente con la serie, presentando un fondo nero, con foto del modello, sovra copertina ed all’interno i singoli elementi sono chiusi nelle scatole nere più piccole.
L’hangar occupa circa la metà dello spazio disponibile.
La disposizione delle piastre e degli accessori è garantita dai blister trasparenti, così come il manichino principale.
In pratica Bandai non ha improvvisato nulla ed ha riproposto tutto quanto visto nel primo DX, fatto salvo il fatto che non ha previsto confezioni ulteriori per accessori aggiuntivi.
Dotazioni ed accessori
Anche in questo caso, come per il Mazinger Z, la dotazione è leggermente inferiore rispetto al S.o.C. Mancante del Great Booster, il modello presenta il grande stand/hangar, identico a quello proposto in precedenza, le spade in versione estesa e raccolta, una sola versione dello scrander, cinque coppie di mani, di cui una articolata, due punte e due lame per le gambe ed uno stand più piccolo per ospitare lo scrander più tutte le variante della corazza, fra intere e divise.
Dotazione che ovviamente non può essere definita scarsa. Tuttavia l’assenza del booster, particolare iconografico del Great Mazinger, fa storcere un po’ il naso.
Avrei gradito anche la versione raccolta delle ali standard, così da arrivare parimenti alla dotazione del S.o.c.
Qualità e finitura
La qualità è tutto sommato superiore al Mazinger Z.
Le corazze sono ben salde ed i problemi di caduta di alcuni elementi, compresi gli avambracci è storia passata. Anche la verniciatura pare più accurata.
Le plastiche sono in linea con quanto già prodotto, trovando qualche pecca nelle finiture dell’hangar.
I dettagli sono buoni, ma alcuni particolari sono un po’ sotto tono. Fra tutti i manici delle spade, scarsi in dettagli.
Il manichino interno, presenta un ottimo dettaglio, anche se si differenza poco con il Mazinger Z, garantisce comunque l’impatto voluto.
Si ripete il poco affascinante effetto degli occhi spenti.
Scarsa, come per il primo DX, la resa degli effetti visivi delle luci e restano tutti i dubbi sul collocamento della centralina e sua accessibilità.
Articolazioni e posabilità
Anche per la capacità di posa, ci troviamo davanti ad un remake del Mazinger Z. Siamo quindi ben lontani dai die-cast di ultima generazione.
Per chi ha letto la recensione o ha il modello del primo DX, non c’è molto da sapere. Siamo di fronte a capacità del tutto paragonabili al vecchio GX-02.
Peccato che non si sia, almeno progettato il collo per poterlo posizionare in volo.
Buona la mobilità delle braccia e dei gomiti, sicuramente migliorati rispetto allo Z, ma ancora l’evidente vuoto nell’articolazione.
Le mani articolate sono una bella aggiunta.
Fedeltà
Nessuna sorpresa anche per la decisione di non fare un modello particolarmente fedele, ma rivisitato e con qualche influenza degli ultimi Super Robot Chogokin.
Bella l’interpretazione della testa ed ovviamente delle parti interne.
Globalmente il modello risulta avere un po’ il profilo filiforme, avendo il busto poco pronunciato. Forse per mantenere salda la prese delle corazze.
Un po’ discutibile il Brain Condor, che essendo unico, per poter essere ospitato nella testa è stato realizzato un po’ tozzo. Ha la cabina trasparente con il pilota in vista.
Riflessioni e soluzioni tecniche
Delle soluzioni tecniche, penso si possa evitare di parlarne, dato che le valutazioni potrebbero essere le medesime del Mazinger Z. Apprezzabile, ovviamente, che si siano risolti quasi del tutto i problemi del volto e delle braccia cadenti, che di per se erano già un bel difetto.
Resta comunque la considerazione non proprio esaltante, che il progetto mostra limiti evidenti nella presenza di accessori, in alcuni dettagli poco convincenti, nelle limitazioni e l’assenza di gimmick particolari, che sanno tanto di progetto recuperato da un vecchio cassetto. In particolare, sia le ali dello scrander che le spade, presentano chiari i segni di un ripensamento all’ultimo momento. In sostanza è probabile che dovessero aprirsi e mostrare un disegno interno, come per il jet scrander del Mazinger Z.
Conclusioni e Pagella
Le domande timiche son sempre le solite:
E’ bello? Indubbiamente Sì
Merita? meh!
Perché comprarlo? Perché se piace il personaggio, non c’è nulla che si avvicini a questo tipo di prodotto.
Occorre però valutare bene la spesa ed il collocamento. Diciamo che se per il Mazinger Z suggerivo di pensarci e nel caso optare per un GX01, per questo DX, mi sento di consigliarlo solo a chi ama il personaggio, orientandosi di più su uno dei prossimi D.C. ben più interessanti e fedeli.
Anche se… ovviamente saranno più piccoli e non avranno le parti interne visibili.
- estetica complessiva
- la rappresentazione delle parti interne
- è un pezzo che da solo fa collezione
- anche se un po’ meglio, ha gli stessi limiti del Mazinger Z
- manca il great booster
- alcuni dettagli perfettibili
- costo
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