Dopo innumerevoli anticipazioni rilasciare anche ad arte Bandai, questo Giugno, ha finalmente reso disponibile uno dei più attesi S.o.C. dall’epoca del Grendizer: lo ZAMBOT 3. Il terzo robot componibile prodotto dalla casa giapponese ed il primo dopo aver acquisito la Sunrise, casa creativa dei più noti robot non Nagaiani.
Fin dalle prime foto alcuni dubbi si erano palesati, primo fra tutti l’effettiva staticità dello Zambot che traspariva dalle seppur poche foto circolanti. Ero quindi in trepida attesa, sperando in un cambiamento dell’ultima ora.
Devo dire subito che tale attesa si è invece rivelata vana, anzi se devo essere sincero la cosa si presenta peggio di quanto previsto. Ma andiamo con ordine e senza anticipazioni.
La scatola si presenta come la seconda in ordine di grandezza dopo quella del Gx13, il cartone sembra leggermente più leggero rispetto alle edizioni precedenti e sempre in controtendenza leggermente più grande del contenuto. Questo facilità molto i tipici danni derivanti dallo stoccaggio. All’interno troviamo, due contenitori di polistirolo. Il modello risiede nel primo mentre gli accessori sono sul secondo. Troviamo anche due libretti per le istruzioni e qualche foto plastica. La sensazione è che almeno per l’imballo si siano fatte le cose per bene, anche se francamente trovo che una disposizione più raccolta delle parti avrebbe ridotto le dimensioni senza pregiudicare la sicurezza, ma probabilmente le dimensioni “contano”.
Passerò ora a descrivere o tre elementi base del kit, con relativi accessori, per poi concludere con l’analisi del modello assemblato:
ZAMB ACE / ZAM-BIRD
E’ il veicolo principale, ha due trasformazioni: robot e jet. Una volta agganciato è il cuore dello Zambot nonché la testa.
Il modello presenta una buona fedeltà di riproduzione. Le articolazioni sono numerose e molto efficaci, la colorazione buona. Il robot è praticamente tutto di plastica se si esclude il petto ed i femori, il che per un S.o.C. non è proprio il massimo. Gli accessori sono di buona fattura, tutti assemblabili. Unica nota veramente stonata è la cintura veramente inguardabile. Oltre tutto è in plastica rigida. Ha due coppie di mani (pugno e mano aperta) che però non sembrano essere in scala. Se paragonate ai pugni le mani aperte risultano decisamente più grandi..
Lo Zamb Ace è l’unico dei tre ad avere una seconda trasformazione. La configurazione a jet (ZAMBIRD) è molto semplice da ottenere, infatti basta ritrarre la testa all’interno del busto ed gli avambracci, cambiare la pettorina con una più larga ed articolata. Da segnalare che quest’ultima lascia molto a desiderare come qualità del materiale. Chicca particolare le cabine di pilotaggio sono in plastica trasparente ed apribili, dentro si vedono le lillipuziane riproduzioni dei piloti. Sopra di esse si possono montare i cannoncini per il Bird Can.
La preparazione per l’aggancio avviene ritraendo la testa, gli avambracci ed i femori. Il torace si apre scoprendo la testa dello Zambot.
ZAM-BULL
Secondo veicolo del trittico. E’ il tipico modulo cingolato terrestre comune anche in altre serie.
Il modello presenta una buona quantità di metallo. Alcuni particolari sono però criticabili. In primo luogo i cingoli sono identici al getta 3 del Gx06, in secondo tutta la parte inferiore del modulo è di plastica, oltretutto le rifiniture sono un po’ approssimative e il distacco con gli elementi metallici è ben visibile.
Le trivelle infine sono fisse ed anch’esse abbastanza grossolane. Unico accessori il cannone centrale con braccio articolato per l’alzata.
La preparazione all’aggancio avviene smontando l’intera parte inferiore del modulo e ruotando le spalle di 90° gradi in maniera molto simile al cartone animato. Parlerò più avanti della parte ventrale, vero e proprio punto debole del pezzo.
ZAM-BASE
Terzo ed ultimo veicolo. Anche questo ha design tipico di altri robot componibili. Una volta trasformato va a creare le gambe dello ZAMBOT.
Da segnalare solo che risulta quello meno fedele, per ovvi motivi meccanico/pratici. Le finiture e la colorazione sono nella media del modello, come anche la poca presenza di metallo. Interessante il sistema di articolazione del piede necessariamente limitato ma non quanti ci si aspetterebbe.
La preparazione all’aggancio avviene ruotando di 90° i piedi e ritraendo le ali lungo la gamba.
ZAMBOT 3
Terminata la descrizione dei singoli moduli passiamo alla fase di aggancio ed alla descrizione del modello assemblato:
Come detto il primo modulo viene inserito completamente nel secondo aperto sul torace e fermato con un blocco a scorrimento nella parte inferiore. L’incastro a scorrimento spiega in parte perché lo ZAMBACE non è stato fatto di metallo. una volta incastrato si ferma il tutto tramite due levette grigie poste sulla parte posteriore. Per terminare si accostano le game che vengono fermate tramite due agganci a clip sia davanti che dietro. La zona ventrale del BULL copre poi la cabina del BASE. La trasformazione completa avviene estraendo gli avambracci, inserendo gli Zambot Buster alle ginocchia, sostituendo pettorina e fregio a luna appositi e posizionando l’ultimo elemento sulla schiena.
Lo Zambot si presenta decisamente possente ed imponente nell’insieme, ma maneggiarlo non è semplice ed anche la posabilità non è delle migliori. Una volta posizionato non è il caso di pretendere troppo dato che dal bacino in giù è praticamente impalato!
Nonostante il tempo trascorso alla Bandai non sono riusciti a trovare un modo per creare un’articolazione femorale decente per questo tipo di robot, di conseguenza non aspettatevi pose plastiche. L’unica nota positiva riguarda la parte superiore che presenta articolazioni numerose e ben progettate. Interessati anche le mani con dita parzialmente articolare. Tutto bello se una certa TAKARA non si fosse inventato un certo CONVOY Master Pieces.
Un punto veramente dolente come già detto sono le finiture dalla plastica. Qua e la si notano i punti di stampo. Le parti spesso non combaciano riportando anche delle bave e l’esempio più lampante è proprio la parte ventrale dove il copri cabina del BULL è davvero inguardabile da quanto è fatto male.
Gli accessori ci sono tutti e fatti molto bene, le armi in particolare. Finalmente si è scelto di creare una staffa di metallo per la lancia e non la classica plastichina gommosa tipo quella del gx04. Le cromature sono buone e non ci sono i problemi di finitura del modello.
In conclusione che dire.. materiale di discussione ce ne sarebbe tanto ancora, ma in sostanza bisogna ammettere che la Bandai sta cominciando a perdere colpi, e non lo dico solo perché deluso da questo attesissimo modello, ma più in generale perché sembra che non vi sia innovazione nelle soluzioni tecniche proposte. Tanto più che adesso anche altri produttori si sono svegliati e non c’è solo AOSHIMA a fare concorrenza. Con questo S.o.C: Bandai doveva spazzar via i dubbi sulle ultime (fiacche) uscite, anche perché si era presa un bel po’ di tempo, ed invece non solo a mancato il bersaglio come qualità, ma lo ha mancato anche come target rifilandoci un Soul of CHOGOKIN che di CHOGOKIN ha solo un assaggio. Resta il miglior ZAMBOT di sempre come modello, ma quanto poteva fare meglio!!
- Design riuscito
- Dotazione completa
- Assemblaggio fedele
- finiture rivedibili
- mobilità femori inesistente
- alcuni elementi si sganciano
- troppa plastica, poco metallo
Ciao Michele,
Grazie mille per la risposta. OK nessun problema, nel caso ci riuscissi, te ne sarei molto grato!
Grazie ancora 🙂
Ciao, grazie per i complimenti. Purtroppo la scatola del Gx-23 è in magazzino. Non ti posso garantire di riuscire nel breve a pubblicare il manualetto allegato.
Ciao,
Complimenti per le bellissime recensioni e per il sito in generale!!
Perdona la richiesta forse un pò strana: sarebbe possibile postare anche le foto del libretto interno del GX-23??
Grazie in anticipo.