Trasmessa fra il 1976 ed il 1977 Blocker Gundan IV Machine Blaster da noi conosciuta come Astro Robot è una serie della Nippon Animation di 38 episodi, mandata in fascia serale di Lunedì (fonte encirobopedia). Di per se la serie animata è di qualità dimenticabile, non presenta particolari spunti narrativi né particolari novità (se non che il capo formazione è il ciccione di turno invece che il bellone col ciuffo), se non per il fatto che nel mare magnum dell’età d’oro dei “robottoni” c’entrano di diritto anche gli Astro Robot. Però alzi la mano chi si ricorda la trama senza andarsela a rileggere o chi ricorda armi e noi dei mecha presenti.
Detto questo, stanchi dei mille-mila mazinghi è assolutamente positivo che, proprio come successo per il Gordian, Cm’s ci regala la possibilità di avere fra le nostre fila il chogokin di questi robot, partendo furbescamente dal quarto membro del team, quello forse più carismatico e che meglio è rimasto nella memoria dei 40’enni nostalgici, quello che, ammettiamolo, doveva essere il capo, il Boss Palder.
Per la verità Cm’s c’aveva già provato a proporre l’intera squadra, con la serie in “mass” in pvc ed abs, apprezzabile per lo sculpt, dimenticabile per tutto il resto. Vediamo allora che lavoro è stato fatto su questa versione metallica e se davvero val la pena trovargli un posto in vetrina.
La confezione
Non mostra particolari novità, anche Cm’s pare aver trovato un suo standard e per uscite parche di accessori riesce a mantenere le misure entro un’accettabile compattezza. Cartonato di adeguato spessore e la grafica, questa volta molto azzeccata, contribuisce a dare una sensazione molto positiva. All’interno troviamo un unico solido contenitore di polistirolo, che ospita il corpo principale e gli accessori, tutti protetti dal proprio sacchetto trasparente.
Sempre come abitualmente fa, cm’s fornisce un piccolo telaio con i tappi copri vite, lasciando alla discrezionalità del cliente se montarli o meno.
Le mancanze sono le solite già elencate più volte, il pieghevole a colori (qui privo di bustina protettiva) è poca cosa se paragonato al libretto di Bandai e sempre da Bandai, se fossero usati i blister per gli accessori, probabilmente avremmo una scatola ancora più compatta.
Dotazione ed Accessori
Come tutti i robot di “seconda linea”, già in origine non sono presenti molti accessori.
Boss Palder non fa eccezione e di conseguenza anche al sua riproduzione, come numerosità scarseggia.
Tuttavia, cm’s non fa mancare nulla, inserendo correttamente i palder chuck più tre paia di mani. Abitudine molto apprezzata è quella di fornire il modello anche di tappi compri vite, da applicare a scelta del cliente.
La qualità complessiva è buona, i dettagli ben definiti e dipinti, i materiali ottimi. Le due mazze ferrate sono dotate di catena in metallo e di connettore per agganciarle insieme, mentre le mani riportano i dettagli dipinti delle giunzioni sia delle falangi che del polso e non presentano distonia del colore rosso, identico a quello del corpo principale.
Nel solco della tradizione anche l’assenza di un qualsiasi stand espositivo e manca un effetto per rendere gli avambracci estensibili, come nel cartone animato.
Qualità e finitura
Trovare difetti veri a questo Brave è dura. Cm’s conferma che, quando vuole, sa fare le cose per bene e colorarle in modo preciso.
Nell’esemplare esaminato, non ci sono sbafi di plastica, imprecisioni di colore visibili ed i dettagli, anche i più piccoli, sono resi molto bene.
In particolare mi è piaciuta l’uniformità del colore, fra le parti plastiche e quelle metalliche ed i dettagli della Freedom IV, la navetta del pilota.
Questa presenta parti trasparenti, come gli occhi e la cabina di pilotaggio ed è trasformabile per effettuare l’aggancio. Penso che questo sia il vero plus di questo modello, un pezzo che, per questa volta, pone Cm’s sopra allo standard dei soul of chogokin classici.
Come detto sopra, anche l’accessoristica è estremamente curata, sia come materiali che come colorazione.
Quello che non fa raggiungere il massimo della valutazione è l’effetto luminescente delle parti plastiche più sottili, che in particolari condizioni di luce risultano parzialmente trasparenti, anche se in vetrina è difficile che possa avvenire. In generale, fra i miglioramenti adottati, ancora manca quello della miscela plastica che fatica ancora a restituire una sensazione di qualità. Quello che viene in mente, quando si maneggiano le parti più sottili dei vari Brave è la plastica dell’ovetto kinder, per intenderci. Non è automaticamente vero che sia un materiale povero ed economico, però manca della giusta qualità percepita, che tali modelli meriterebbero.
Articolazioni e posabilità
Già dalla presentazione, era chiaro che questo trentanovesimo brave sarebbe stato interessante per le soluzioni adottate e così è.
Dico subito che anche in questo caso Cm’s si è impegnata per superare i limiti di tanti altri suoi precedenti prodotti e sfruttando in buona parte idee già presentate da Bandai, ha ottenuto una posabilità decisamente buona.
Tutto il robot è ben articolato e presenta numerose articolazioni telescopiche.
Caviglie, femori e spalle presentano connessioni a sfera ed estensibili, ginocchia e gomiti offrono angoli di piega ben maggiori di 90° ed il busto è collegato al bacino, sempre da un giunto sferico (curiosa la scelta di inserire un velo di pvc protettivo in fase di confezionamento).
Anche il collo presenta ben due punti di snodo, permettendo diverse combinazioni di movimento, anche se la particolare forma della testa non ne offre ampia escursione.
La soluzione più interessante è presentata nelle spalle. Queste sono estraibili e la seconda metà dell’articolazione incorpora, ma senza vincolarle le gator spin. Questo Bosspader, praticamente può congiungere le braccia, pur avendo torace prominente e gator spin. Davvero un ottimo lavoro.
Fin qui, i lati positivi, ma è chiaro che non tutto è roseo come sembra, o meglio è chiaro che CM’s qualche pastrocchio lo deve fare.
Ci sono un paio di aspetti che meritano qualche riflessione. Il primo è la scelta di utilizzare perni caviglia sottili e non coprirli a dovere. L’articolazione è sì telescopica, ma a rientrare è la parte più spessa, così resta quella sensazione di vuoto, che in altri mecha classici (tutti quelli di Bandai) non c’è. Un elemento semisferico o semplicemente l’attacco grigio, spostato più in basso, avrebbe restituito un aspetto migliore ed avrebbe permesso di lavorare ad un’estetica del piede, sicuramente migliore.
L’altro dubbio, o meglio, criticità è dettato da alcune foto comparse all’indomani della distribuzione.
Il pernio del polso è solidale con l’avambraccio ed è relativamente sottile, mentre l’incavo ricavato nelle mani è decisamente preciso e obbliga ad una certa forza per poter inserire l’arto in sede. Personalmente, tenendo ben fermo l’avambraccio e facendo pressione, non ho avuto assolutamente problemi, ma resta una certa percezione di “pericolo” rottura.
Fedeltà
La fedeltà è davvero buona. L’unico confronto che è possibile fare è sempre in casa Cm’s, con la versione Mass.
Rispetto a questa, dovendo presentare soluzioni tecniche più sofisticate, il design è stato rivisto e per alcuni aspetti risulta più slanciato.
Dire quale dei due sia corretto è cosa ardua, anche perché la versione animata ha una qualità e coerenza abbastanza bassa.
Non avendo fra le mani la versione di plastica, la comparazione su carta, mi fa propendere verso l’interpretazione del brave, con qualche dubbio per le proporzioni del petto e per l’aspetto allungato dei fori sugli spin.
Rispetto alla versione animata, l’unico compromesso che ho trovato rivedibile, sono le caviglie, mentre è ottima la riproduzione della testa.
Le mani, che in alcune foto di presentazione, parevano enormi, devo dire invece che sono del tutto simili alla versione animata, così come l’attacco dei polsi, dove la versione Mass si prende un po’ più di libertà.
Le soluzioni tecniche
Ci sarebbe da scrivere parecchio sulle soluzioni tecniche adottate su questo gx.. pardon brave goukin, ma cercherò di limitare le considerazione soltanto ad alcuni aspetti.
Intanto diciamo che sostanzialmente cm’s ha approcciato la realizzazione del Palder, basandosi su ciò che gli appassionati andavano elogiando da tempo sui S.o.C. di Bandai. Troviamo quindi articolazioni a scatto e telescopiche dall’estetica adeguata e poco appariscenti.
Tecnicamente la parte più interessante sono le spalle, per la soluzione dell’articolazione retrattile ad ampia escursione e lo spin non vingolato al corpo principale e la navetta trasformabile che si aggancia al corpo principale.
I sistemi di apertura del petto e della fibbia sono meno originali e specialmente il primo ha imposto pesanti cicatrici lungo la parte bassa del busto, tuttavia considerando il poco spazio disponibile e lo spessore necessario per evitare eccessive fragilità, altre soluzioni non mi vengono in mente.
Anche le parti del gonnellino, restituiscono un po’ la sensazione di delicatezza, ma alla fine si sganciano e riposizionano senza problemi e Bandai le usa da tempo senza alcun problema.
Il punto debole, se esiste sono i polsi, però come detto poco sopra, agendo con la dovuta accortezza, non credo che siano così facili da spezzare come visto in una foto on line e dopo il primo sgancio/aggancio, lo saranno ancora meno.
Conclusioni
Dunque questo Boss Palder è il miglior brave di sempre? E come si colloca rispetto alla produzione concorrente?
Per il resto, anche se tutto è perfettibile, è comunque davvero un bel prodotto che in vetrina non sfigurerà accanto ai S.o.C. classici, specialmente accompagnato dagl’altri tre machine blaster.
Infine segnalo che la differenza di design fa si che si possa anche optare per le versioni MASS di questi Astro robot, tuttavia per materiali e rifiniture penso che non siano prodotti equiparabili ed il prezzo richiesto, alla fine, arriva ad essere ancora più sbilanciato rispetto alla versione brave.
- E’ ben realizzato
- Mecha poco famoso
- Finiture adeguate
- Scolpito bene
- Qualche soluzione tecnica poco motivata
- Plastiche traslucide
- Resta da capire se sarà un pezzo unico
Galleria Fotografica