Set 042012
 
Recensione CM's BG-17: Ga Keen
Produttore:
Cm's
Data prod.:
30 Settembre 2008
Materiali:
ABS, PVC, Die-Cast, POM
Accessori:
Valiant, due mani per Ga-keen, due per Plyzer, due per Mighty, ali supersoniche più relativo supporto, due vessilli taglienti, coppia di armi per Plyser, coppia di armi per Mighty, due ruote (grande ruota), accessori per la trasformazione dei robot secondari, nunchaku con catena, due lame scavatrici, spada Ga-keen, tappini copri vite, due sostegni.
Altezza:
180 (mm)
Peso:
205 (g)
Manuale:
Pieghevole A3 a colori
Fornitore:
www.zonahobby.com
Prezzo orig.:
24990 yen

Premessa
A ben vedere il Brave 17 è stato il primo super robot classico presentato da un’azienda che non fosse la Bandai. Fin da subito, dalle prime foto del prototipo per la precisione, i pareri sul design sono stati ambivalenti. Da una parte l’apprezzamento per uno dei tanti mecha dimenticati, dall’altro lo stesso mechadesign del robot, interpretato forse un po’ troppo letteralmente proponeva e proporrà poi in fase conclusiva del progetto, proporzioni e masse corporee estreme.
Altro dato interessante di questo diciassettesimo brave è che, probabilmente risulterà come il chogokin con più versioni alternative di sempre, dato che oltre alle tre d’esordio, consistenti nella versione normal (con le parti gialle dorate e parti blu leggermente glitterate), l’Asian limited (con colori che ricordano il vintage) e la Japan limited (parti gialle… gialle),  si aggiungono anche una variante ufficializzata solo dopo l’uscita e probabilmente generata da un errato inscatolamento (parti dorate con blu pastello) ed una di fine serie, uscita mesi dopo denominata Anime color e praticamente identica alla Japan. Insomma un bel casotto. Ovviamente le differenze cromatiche non si fermano soltanto al robot principale, ma coinvolgono anche Plyzer e Mighty nelle parti bianco/cromate.
Nota relativa alla recensione, invece, questa avviene dopo l’uscita della Anime color, quindi con diversi mesi di ritardo rispetto alla prima pubblicazione.

La confezione
Scatola grande, grafica piacevole, polistirolo completo, Nulla da dire, se ci sono difetti non sono nel confezionamento. Anche la presentazione degli elementi è ben curata ed ogni componente è protetto da un proprio sacchettino. Quasi tutto trova posto del polistirolo, solo alcuni accessori sono posizionati in un classico blister trasparente.
Avrei preferito un manualetto al posto del foglio pieghevole ed un cartone con maggior grammatura.

Dotazione ed Accessori
Come abbiamo imparato, Cm’s con gli accessori non ci va leggera e questo Gakeen ne mette in capo davvero un’infinità. Sempre nel solco della tradizione, gli accessori hanno tutti un certo senso di vintage, presentando tante cromature e colori semplici. Materiali plastici leggeri ma resistenti e qualche dettaglio importante come la catena in metallo dei nunchaku non fanno troppo rimpiangere altri più noti gokin.
Nel complesso la dotazione compensa la semplificazione di alcuni dettagli e quindi il voto alto è ben meritato, tuttavia se sente la mancanza di mani e pugni alternativi, la sola presenza di quelle semi articolate non è soddisfacente. Fra i numerosi accessori, il più grande e quello che merita un’analisi a parte è il Variant. Il Variant è praticamente l’arma finale del Gakeen ed è un veicolo di supporto multi funzione. Nella confezione occupa molto spazio, quasi il motivo per cui la scatola a dimensioni così ragguardevoli e sebbene non si possa dire che è fatto male, resta il pezzo più plasticoso e giocattoloso di tutto il set. Per molti è anche uno dei pezzi che resterà inesposto, dato l’ingombro. Mancano anche i pezzi per comporre il Carro armato corazzato che compare però una sola volta nella serie.
Come tradizione (negativa) di Cm’s non ama molto stand e supporti, tuttavia in questo caso fa eccezione, proponendo due supporti per aiutare la posa con i vessilli taglienti applicati.

Qualità e finitura
Il modello rappresenta il Gakeen ed in quanto tale, risulta difficile fare appunti seri alla qualità costruttiva.
Le parti in die-cast son ben verniciate mentre le plastiche non presntano segni di stampaggio particolarmente evidenti. Le tinte sono belle, uniformi, nella versione normal la giusta tonalità dell’oro non rende pacchiano il risultato. Ci sono però dei particolari che stonano. Per quanto riguarda le varianti con colorazione gialla, avrei gradito un maggio spessore della verniciatura, che appare troppo velata e facile a rovinarsi, nelle plastiche i dettagli scarseggiano. In particolare molti accessori portano dietro il retaggio del giocattolo vintage e come uso di Cm’s sono poco dettagliati, seppur realizzati bene. Anche il volto non è contornato a dovere, primo dei lineamenti scuri tipici del robot e risulta poco incisivo.
Il metallo è presente nelle gambe (in toto) e nelle spalle, il resto è in ABS. Il busto racchiude una calamita di dimensioni e peso importanti.
Nel complesso il voto resta positivo dunque.

Articolazioni e posabilità
Nessuna casa di produzione è riuscita a fare quello che Takara ha fatto con i suoi corpi magnetici, ovvero garantire una buona posabilità e nel contempo stabilità al prodotto. Se persino Bandai, con il suo Gx42: shin Jeeg ha fallito quasi miseramente, in molti si son trovati a tremare pensando a questo Gakeen ed alle sue calamite.
Timori che alla fine sono stati in parte smentiti.
Diciamo da subito che fortunatamente la tenuta dei magneti è buona, quindi difficilmente vi troverete con il Gakeen rovinosamente a terra.
Il problema è legato alle particolari proporzioni fisiche del modello ed alla distribuzione dei pesi. Il baricentro è molto in alto, per cui attenzione alle pose che decidete di dare, ma soprattutto un piccolo stand non avrebbe fatto schifo. Per quanto riguarda il dettaglio delle articolazioni, le principali sono basate sulle calamite, quindi troviamo femori, spalle e testa che si ancorano abbastanza bene al corpo principale. Diversa la scelta per le articolazioni secondarie.
Restando sulle gambe, particolare è stata la scelta di articolare il ginocchio con un pernio a scatto. E’ abbastanza tenace e per poterlo piegare adeguatamente è consigliabile sganciare la gamba e porvi attenzione. Altra nota tecnica è legata al meccanismo telescopico dei femori. Questi possono allungarsi per agevolare le pose più ardite e se ruotati di 180 gradi permettono tramite un meccanismo a scatto di ruotare la sfera in posizione retta rispetto all’arto. Così posizionato, il Gakeen è uno dei pochi gokin a potersi sedere e quindi trova, relativamente, facile posto all’interno del Variant.
Le spalle sono concettualmente simili al Jeeg Takara anni ’70 quindi buone per tenuta, un po’ meno bene per posabilità, limitata dalla cornice plastica. Se oltre alla sfera, avessero articolato anche la parte blu della spalla, probabilmente il risultato finale sarebbe stato ottimo. La particolare forma del braccio non aiuta ad abbellire la semplice articolazione del gomito, che tutta via, grazie anche alla possibilità di rotazione sul proprio asse, non crea particolari problemi al campionario di pose. Il polso non ha articolazione. Le mani, sono parzialmente articolate ed offrono una sufficiente tenacia nel tenere in posa gli accessori.
La testa sfrutta l’unica sfera come punto di articolazione.
Quanto di buono detto per il Gakeen, non può purtroppo valere per i due robot secondari.
Sarò breve nel dire che sono praticamente imposabili. Si è optato per una soluzione totalmente calamitata. Così come escono dalla scatola è difficile persino farli stare in piedi e quindi richiedono l’adozione di qualche trucchetto per rimediare allo scarso attrito delle articolazioni, peccato perché in realtà sarebbero pure molto ben articolati.

Fedeltà
Difficile dare un giudizio oggettivo sulla fedeltà di un design così particolare e mutevole. Per molti si è cercato troppo di omaggiare il vecchio Takara, per altri occorreva un’interpretazione meno stringente, altri ancora avrebbero preferito un restiling più accattivante. Certamente questo Brave Gokin ha il pregio di rappresentare un mecha che difficilmente si pensava venisse proposto. Lo fa abbastanza bene, se consideriamo gli schizzi originali, probabilmente è corretto ritenere che si siano esasperati alcuni tratti stilistici e che l’omaggio al vintage sia un richiamo non necessario, ma non posso dire che non sia fedele. Ovvio che con tutte le varianti di colore, anche l’aspetto cromatico è di difficile inquadramento.
Cm’s furbamente ha coperto il copribile, fornendo una versione pastello ed una metal, con colori anime e non. In definitiva l’interpretazione data da questo Brave è ad un buon livello vedendo la eterogeneità presente nella versioni animata, anch’io però avrei preferito una linea più massiccia e proporzioni leggermente più antropomorfe.
Il robot presenta diverse armi a scomparsa ed il modello le riproduce abbastanza fedelmente. Troviamo quindi gli artigli estraibili sul dorso del pugno e la lama a scatto posta sotto al piede.
A seconda delle versioni, i robot secondari possono avere una colorazione degli avambracci non fedele al cartone.
Il vero punto debole di tutta la produzione, restano comunque gli accessori, questi sì, troppo giocattolosi. Un’attenzione particolare avrebbe sicuramente migliorato l’impressione sul globale.
Tre stelle sono tutte sua, ma non di più

Le soluzioni tecniche
Il Gakeen proposto da CM’s porta con se, soluzioni tecniche interessanti abbinate ad una apparente semplicità del progetto. Alcune sono funzionali e si sposano bene con il design, altre un po’ meno. La tenuta delle parti magnetiche è buona, sicuramente lontana anni luce da altre soluzioni disastrose, ma la particolare forma del corpo non aiuta a posizionare il robot in modo alternativo dalla classica posa piantata. La scelta dei pugni sparanti è la solita cavolata di cm’s che pensa bene di non accompagnare il kit con qualche set di mani alternative e scolpite a modo.
Interessante il sistema d’estrazione del femore  e di rotazione per la seduta, tutto sommato semplice, ma moto efficace.
Disastro completo invece per i due piccoli Plyzer e Mighty, davvero non capisco come abbiano potuto vagliare una progettazione così sciocca se proprio dovevano essere completamente magnetici, l’adozione di guarnizioni d’attrito era obbligatoria.

Conclusioni
Non ho ancora fatto la media e quindi nel momento che scrivo non so quanto si beccherà il modello, ma credo che il voto rispecchierà grosso modo le impressioni generali. Il prodotto è interessante, rappresenta probabilmente l’unica chance di portarsi a casa un Gakeen chogokin, per contro la richiesta economica è oggettivamente spropositata ed alcune pecche ne minano l’interesse di chi è indeciso. Fra le tante versioni, ad oggi consiglio di prendere la versione “Anime Color” l’unica, che si sposa bene con il resto della produzione, è al più recente e relativamente facile da reperire.
Se riuscite a mettere da parte i difetti e siete affezionati al mecha, il Brave Gokin 17 è un pezzo da mettere in collezione, con il solo avvertimento, che visto il particolare design e le dimensioni tutto sommato ridotte, potrebbe perdersi nell’esposizione, accompagnatelo sempre con il Pliser ed il Mighty così da dare un po’ più visibilità al tutto.
La recensione è dedicata al Brave 17 in generale, non ad una versione in particolare.
Nell’ ottobre del 2011 è stata rilasciata l’ultima variante di colore, che riprende le tinte pastello della prima versione Japan limited ed è su questa che troverete la maggior parte delle foto. Il prezzo d’uscita è dichiarato di 26,040 yen all’origine.

LA PAGELLA
: ★★★★½
: ★★★½☆
: ★★★☆☆
: ★★½☆☆
: ★★★☆☆
Media: ★★★½☆
PRO
  • qualità complessivamente buona
  • dotazione molto completa
  • è un robot “raro” con poche rappresentazioni
CONTRO
  • costo
  • la normal non è la versione giusta nelle tante varianti proposte meglio la versione anime
  • i robot ausiliari hanno difficoltà a sostenersi
  • pugni sparanti, anche no