Terza proposta della 5ProStudio sotto al marchio Blitzway per la linea Carbotix. Questa volta parliamo di Mekander ed a differenza delle prime due uscite, parliamo di una totale rivisitazione del mechanical design. Siamo però sempre più davanti ad una action figure.
La confezione
La confezione è molto accattivante e dotata di vetrinetta. Cartone di un certo spessore, grafica in tema con il re design del modello.
Il contenuto è raccolto in due grandi blister neri. Fondamentalmente uno per glia accessori, l’altro per il corpo principale e la spada. Davvero un bel packaging.
Dotazioni ed accessori
Dotazione decisamente completa per questo Mekander. Abbiamo due coppie di mani, oltre al paio già applicato, i due caratteristici scudi, il mekajet in versione di aggancio, missili con effetto di lancio. Mancano, in effetti, i vari ausiliari.
I materiali sono buoni, tranne che quelli più morbidi, tendono a trasferire il colore fra loro. Non è un difetto da poco. Specialmente col passare del tempo, questo comportamento potrebbe presagire un facile degrado della plastica.
Pollice verso, infine, per i missili con l’effetto fumo annesso. Troppo grossolano e pensante. Un po’ meglio di due missili squalo, che hanno comunque un dettaglio più che buono.
Nota di merito è da dedicare al meccanismo che permette di allargare gli scudi. Davvero bello e funzionale. Ma non scherza nemmeno il sistema a ribaltamento degli avambracci o le ginocchia col doppio segmento che guida il movimento dell’articolazione.
Qualità e finitura
L’altro modello della serie, passato sotto la lente era l’astro Ganga. Dalla linea assai più classica, nonostante la presenza di metallo fosse per lo meno poco percepibile, non se ne sentiva la mancanza, grazie all’ottima verniciatura e dettaglio degli elementi creati in questo nuovo materiale sintetico chiamato “carbotix”. Il problema è che questa resina caricata, così l’ho inteso, è relativamente leggera e su questo modello, dalle forme così nette e frastagliate, non si distingue dal classico ABS. Conseguentemente, se siete appassionati di die cast, qui lo troverete solo nello scheletro interno e non oltre.
Detto questo, i dettagli sono estremamente curati e la finitura di alto livello. Il robot è grande e possente. Le pannellature sono ben studiate e scontornate. Tutto il modello restituisce un’impressione di cura e qualità superiore, ma resta comunque una action figure.
Vicino ad altri chogokin, si fa notare più per una sorta di fuori tema che non per la qualità. Complice anche il fatto di non avere un design in linea con gli altri CX.
Nell’esemplare analizzato, le punte sulle caviglie venivano via facilmente ed ho notato che in effetti non hanno praticamente nulla che le tenga in posizione, se non il semplice pernio liscio.
Articolazioni e posabilità
Un aspetto dove non teme rivali è su quanto sia posabile. Nasce come action figure ed in quest’ambito dà il meglio di se.
Numerosissimi i punti di snodo, difficilmente avremo difficoltà a dargli la posizione scelta. A differenza di altri modelli, oltre tutto, questo sta bene anche nella classica posizione eretta e le articolazioni sono stabili e ben armonizzate. Avrei preferito alcune articolazioni principali a scatto.
In effetti uno dei bracci ha fatto molta fatica a restare in posizione dopo aver attaccato l’accessorio con i missili. Anche questo, in ottica futura, fa un po’ preoccupare. Per il resto nient’altro da segnalare. Le foto parlano da sole.
Design
In questo caso parlerei più di design. La fedeltà è limitata agli elementi caratterizzanti del robot e la colorazione. Tutto il resto è stato rivisitato.
Questo non vuol dire che non sia Mekander Robot. Semplicemente, come nel caso degli ex-Gokin di Fewture, abbiamo un’interpretazione delle linee classiche, ammodernate e razionalizzate.
Ovviamente in questi casi, molto lo fa il gusto e l’intransigenza personale. Qui però il lavoro è ben fatto. Senza esagerare son stati aggiunti dettagli che rendono Mekander un po’ più realistico o per lo meno plausibile. Quindi ci sono articolazioni funzionali, elementi della corazza, segmentati e studiati per restituire una pannellatura iper-dettagliata. Il tutto non trascurando la resa complessiva di una figura che facilmente è possibile esporre in tutta la sua epicità. Insomma, al contrario del mecha classico, qui abbiamo un robot con un bel carattere, ignorante al punto giusto.
Riflessioni e soluzioni tecniche
Beh! Sì, per certi versi mi dispiace un po’ che 5Pro abbia deciso o non abbiamo potuto, fare un Mekander classico. Secondo me sarebbe venuto fuori eccezionale. Come lo è stato l’astro Ganga.
Ma devo ammettere che anche questa interpretazione, seppur andando fuori contesto, nella serie CX e puzzando un po’ di Fewture/Artstorm, ha il suo perché.
Sicuramente il design è ben studiato. Si vede subito. Ma anche la realizzazione è davvero di buon livello. Con due grosse problematiche. La prima è il trasferimento di colore fra materie plastiche. Davvero un difetto importante. L’altro è che nessuna articolazione ha scatti che possano irrigidirla. Speriamo che alla lunga queste due magagne, non peggiorino, rovinando un così bel modello.
Conclusioni e Pagella
Davvero un bel modello. Come sempre i voti non dicono tutti. Per questo spreco sempre un sacco di parole, alla ricerca di esprimere quello che spero essere un’analisi il più onesta possibile.
Mi è piaciuto questo Mekander. Principalmente per come è stato ripensato, ma anche per il grado di dettaglio e finitura.
È vero. Di metallo non se ne vede nemmeno l’ombra, ma questo non vuol dire che maneggiandolo non restituisca qualità. Mi disturba solo che sia un design poco affine ai CX precedenti e quell’aver lasciato il rosso della mano sull’elsa della spada.
Detto questo, per me se in vetrina volete qualcosa di particolare, magari da affiancare a qualcosa che già avete fra le varie reinterpretazioni, potete andare tranquilli. Il prodotto c’è.
Diversamente, se cercate, trovate sicuramente dei Mekander più classici, anche se forse non qualitativamente all’altezza di questo.
- rivisitazione convincente
- progettazione del corpo
- posabilità
- è una rivisitazione e può non piacere ai puristi
- le plastiche flessibili tendono a trasferire il colore
- occorre fidarsi perché di metallo non se ne vede l’ombra
Galleria fotografica