Purtroppo a volte capita che ci si perda per strada. E’ quello che è successo alla recensione del Gx-29. Foto scattate al tempo dell’uscita, recensione fatta e poi in qualche passaggio di piattaforma, perduta per sempre. E allora non potevo certo lasciarlo nel limbo. Le foto son quelle di allora (adesso non ho il modello sotto mano). La recensione, sarà tutta nuova. Anche in onore della recente ri-proposizione (a più del doppio di spesa). Pronti via!
La confezione
Scatola di dimensioni e proporzioni classiche. Le grafiche richiamano coerentemente quelle del GX-24 col il modello in primo piano, la minifigure affiancata e dietro una città stilizzata. Il tutto contornato dalla classica cornice. Sul retro le foto che illustrano caratteristiche e specialità del GX e le solite raccomandazioni e licenze varie.
Come per il T28, anche per il Black OX è stato scelto un unico blocco di polistirolo come protezione. Quindi troviamo a sinistra il robot, protetto imbustato e protetto da dei fermi, sulla destra lo stand, i pochi accessori e la figure, allocati in un blister trasparente. Sistemazione semplice, efficace e compatta.
Dotazioni ed accessori
Non possiamo parlare di dotazione sontuosa, ma sicuramente c’è tutto quello che ci poteva stare come accessoristica e anche di più.
Le mani sono sei, comprese quelle dotate di dita fondenti, è presente una testa alternativa con occhi che si illuminano, la minifigure, il radiocomando da affiancare alla consolle di comando del T28 ed i copri vite. Oltre al classico stand con la targhetta personalizzata.
Tutti gli accessori sono ben realizzati ed anche la minifigure del dott. Rebel presenta dettagli ben definiti, nonostante la dimensione. Nota di merito per la testa con il gimmick degli occhi.
Qualità e finitura
Come per il T28, anche in questo caso, non abbiamo una abbondanza di metallo. Preso atto di questo, devo dire che il modellino è ben realizzato. Molto posabile, grazie alla resa del design meno a barilotto, ha anche un certo appeal. Riesce ad essere minaccioso, pur nella sua semplicità. Le giunzioni e bave delle parti plastiche risultano praticamente assenti, anche i particolari più minuti son ben resi e ci sono dettagli anche dove non servirebbero. Come ad esempio nella porzione di busto che accompagna la testa alternativa.
Un particolare che proprio non mi ha convinto sono le spalline. Un po’ troppo mobili e plasticose.
Nota: avendo una colorazione nera lucida, rispetto al t28, si sporca davvero tanto ed è facile lasciarvi impronte. Come si nota dalle foto. Però non è un vero e proprio difetto.
Articolazioni e posabilità
Questo Black OX fa parte del nuovo (vecchio) corso dei S.o.C. e presenta già soluzioni avanzate per le articolazioni di femori, polsi e busto.
Il retro delle ginocchia è carenato, mentre le pose assumibili sono più che sufficienti a replicare il personaggio. Sicuramente uno dei tanti punti di forza del GX-29.
Fedeltà
Come anticipato, il design semplice, ma minaccioso è ben riprodotto.
Questi robot dalle linee classiche rischiano spesso di essere degli stoccafissi, ma in questo caso, grazie all’uso sapiente di articolazioni ben camuffate, non è così.
Riflessioni e soluzioni tecniche
All’epoca dell’uscita, il Gx-29 era sicuramente uno dei S.o.C migliori. L’unico limite era la conoscenza e l’appeal del personaggio, che in Italia penso sia praticamente sconosciuto.
Per molti versi è più bello del protagonista della serie, che come GX-24 non scherzava affatto.
Alcune chicche lo rendono molto apprezzabile anche oggi. Sicuramente le articolazioni sono tutt’oggi valide e ben disposte, gli accessori che non sono pochi per questo tipo di personaggio e poi ci sono i vari gimmick come la testa con gli occhi luminosi e le punte retrattili sotto ai piedi. C’è poi la possibilità di farlo interagire col T28, che se entra in contatto diretto, vira il colore degli cchi da gialli a rossi.
Tanti aspetti che, abbinati ad un design molto personale, rendono questo modello abbastanza unico.
Conclusioni e Pagella
Questo S.o.C. mi è sempre piaciuto ben più del T28. A parte il fatto di essere un dei pochi cattivi nella serie dei Soul of Chogokin, è caratterizzato molto bene e porta con se tutti i progressi per poter abbinare ad un design semplice una buona mobilità. Ben rifinito e dettagliato, con alcune particolarità tecniche fa sempre e tutt’ora la sua figura.
LA PAGELLA
- ben fatto
- molto posabile
- gimmick e dotazioni
- design senza tempo
- metallo un po’ assente
- spalline un po’ ballerine
- si sa! Il nero lucido si sporca facile
Galleria fotografica