Ninja Senshi Tobikage, conosciuta anche come Ninja Robot Tobikage o semplicemente Ninja Robots è una serie robotica della seconda metà anni ottanta, prodotta dallo Studio Pierrot per la Nippon Television, che mostra tutti i caratteri tipici e stilistici di quegli anni. Proporzioni estremizzati, inquadrature prospettiche assurde, animazione buona ma un pelo caotica accompagnano quello che potremmo definire il tramonto dei super robot classici a favore di generi un po’ meno classificabili e ricchi anche di contaminazioni occidentali. Bandai ha reso omaggio a questa serie, presentando i tre mecha visibili nella serie dette anche Ninja machine, tutte legate dall’aggancio con il piccolo robot ninja Tobikage. Il Gx54 è dedicato alla prima di queste macchine, in ordine di apparizione, Kurojishi il leone nero, quando questo si unisce al Tobikage (o viceversa) si trasforma in Jyuuma (“Beast Demon”) Kurojishi… per la cronaca le restanti due sono: Kuuma (“Sky Demon”) Houraioh e Kaima (“Sea Demon”) Bakuryu rispettivamente unioni con le machine Houraioh e Bakuryu (una fenice ed un drago blu).
La confezione
La confezione non è molto differente dagli altri GX di ultima produzione, quindi grafica appariscente, cartonato un po’ leggero, solito libretto ben fatto. Unica nota stonata ed in parte d’allarme l’assenza del polistirolo, sostituito da un ben più misero blister trasparente, che fino ad oggi ospitava solitamente solo gli accessori. Per fortuna a dare un po’ di rigidità al tutto un anello di cartone spesso avvolge il contenitore. Nella scatola troviamo i due mecha principale più la mitragliatrice nel blister più grande, le mani e gli accessori in quello più piccolo. Sicuramente una disposizione poco appagante, anche se probabilmente più razionale e meno dispendiosa.
Dotazioni ed accessori
Gli accessori sono pochini, anche se non fatti male, restituiscono la stessa impressione dei modelli. Le plastiche sono poco rifinite e danno una impressione di economicità, difficile dire se c’era da mettere altro nella scatola ma una miglior cura sarebbe stata gradita.
Manca completamente uno stand espositivo.
Qualità e finitura
La qualità dei materiali e la verniciatura si attesta su standard più che adeguati. Come al solito è difficile scorgere imprecisione anche nei dettagli più piccoli del Tobikage, tutta via alcune plastiche restituiscono comunque una sensazione di fragilità. Sono presenti segni sulle plastiche.
Altra tendenza preoccupante è la scarsa presenza di metallo. Non mi stancherò mai di ripetere che per una serie denominata Soul of Iron, far scarseggiare l’iron non è il massimo dell’obiettività.
Articolazioni e posabilità
L’articolazione del Tobikage è molto buona. Nonostante le dimensioni il piccolo robot ha numerosi punti di snodo, anche se alcuni esteticamente poco piacevoli. Conseguenza questa anche dei necessari compromessi per la trasformabilità. La posabilità è buona.
Kurojishi dal canto suo, si presenta molto più massiccio, ma accettabilmente articolato e fa bella mostra in qualche posa dinamica, anche qui ci sono dei compromessi atti a trasformarlo in forma leonina, ma quello che forse da un po’ più fastidio è il contrasto tra la leggerezza del modello e la tenacia delle articolazioni. Specialmente in forma animale è difficile da posizionare correttamente e spesso resta con un arto non completamente appoggiato.
Una maggior presenza di metallo avrebbe sicuramente giovato alla stabilità del modello.
Fedeltà
Ammetto di aver sempre snobbato molte delle serie animate di quel periodo e quindi per capire un po’ come Bandai si era comportata con questo mecha ho dovuto scorrermi qualche puntata. Devo dire che il lavoro fatto per il Tobikage è degno della grande B. difficile fare meglio con quelle dimensioni. Sono riusciti a rispettare notevolmente le proporzioni e la colorazione è molto fedele. Kurojishi ha richiesto maggiori compromessi ed il mecha risulta un po’ tarchiato, oltre a diverse zone necessarie per la trasformazione. Quest’ultima, è forse la parte meno riuscita anche se è praticamente impossibile rispettare le trasformazioni plastiche viste nell’ anime. Anche l’unione fra i due robot è accettabile, sempre in ragione di cosa accadeva durante l’animazione.
Riflessioni e soluzioni tecniche
Su questo mecha non mi permetto molte considerazioni, visto anche la mia scarsa conoscenza in merito e la tipologia a cui appartiene.
Diciamo che le soluzioni adottate sono accettabili per il risultato ottenuto. Volendo sollevare un appunto, un articolazione diversa per i femori di Kurojishi e per le ginocchia del Tobikage sarebbe stata da considerare, ma è chiaro che al 99% sono oggetti che una volta posizionati in vetrina, difficilmente troveranno altro posto e qualche compromesso per la trasformazione c’è sempre.
Non mi è piaciuta la scatola senza il solito polistirolo e le plastiche, più scadenti del solito.
Conclusioni e Pagella
Al termine di questa seconda recensione powerizzata da Jungle, non mi resta che tirare le somme.
Ho cercato di documentarmi un minimo e dalle informazioni che ho raccolto, questo Gx54 è una degna dedica di Bandai alla seria animata.
Difficile trovare veri difetti dei Soul ed ancora più difficile trovarli quando la serie non è conosciuta.
Restando nel mio ambito posso dire che ho trovato poco gradevole il tipo di plastica e la posabilità in forma di leone, mentre il Tobikage risolleva molto il punteggio complessivo di questo GX che alla fine strappa la sua giusta sufficienza.
Resta, comunque, un acquisto valido solo se accompagnato dagli altri due, ma soprattutto solo se si conosce ed apprezza la serie animata perché in vetrina tende un po’ a scomparire.
- qualità complessiva
- esteticamente gradevole
- buona mobilità
- sono due robot
- poco noto in Italia
- per completezza occorre comprare tutti le uscite
- dotazioni un po’ sotto tono
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