Un po’ a sorpresa, ma sulla falsa riga di quanto fatto per la Yamato, Bandai propone una versione ricolorata e con l’aggiunta di uno stand per esporre meglio gli accessori, del Daitarn III, con numerazione sequenziale. Scopriamo insieme se val la pena aggiungerlo alla collezione e se la decisione di non proporlo come versione “R” ha qualche senso.
La confezione
Le dimensioni della scatola sono praticamente sovrapponibili al “vecchio” Gx-53. Cambia la grafica, più accattivante e di effetto. Ovviamente viene rappresentato il modello aggiornato.
Cambia anche la disposizione dei numerosi elementi, riordinati per far posto alle parti dello stand.
Il Daitarn è ben protetto all’interno del grande sarcofago di polistirolo ed avvolto per evitare sfregature fra le parti.
Dotazioni ed accessori
Eccezion fatta per il nuovo stand, la notevole dotazione di accessori e parti è la medesima del precedente Daitarn.
Rispettata anche la buona qualità media, ma visto che c’erano, potevano inserire lo stand completo di area espositiva per il robot. Nei giorni precedenti al rilascio era stato presentato assieme.
Qualità e finitura
Anche per la qualità globale, la valutazione è perfettamente sovrapponibile. La resa media è buona, non mancano gli stessi problemi evidenziati nel Gx-53.
Da segnalare che il trattamento dato alle parti dorate è un po’ delicato e sotto presentano la stessa colorazione di quelle non trattate.
Articolazioni e posabilità
Dal punto di vista fisico e meccanico è lo stesso Daitarn Soul of Chogokin. Inutile spendere altre parole.
Fedeltà
Difficile dire se sia più fedele questa versione o la precedente.
Qui abbiamo alcune colorazioni più vive, ma per contro la palette complessiva non è uniforme. Le spalline sono di un grigio spento, il fregio è dorato, mentre tutto il resto è rimasto con finitura standard.
Le parti rosse e gialle, variano di un inezia. Insomma se il grado di fedeltà resta il medesimo e la piacevolezza sta negli occhi di chi guarda, è indubbio però che si perda di coerenza complessiva.
Conclusioni e Pagella
Questo Gx-65 mi lascia parecchio perplesso. Che sia un’operazione commerciale è palese e si accetta pure la decisione di serializzarlo con un numero progressivo piuttosto che metterci una R sul 53, ma resta inopinabile la poca motivazione del farlo.
Se pensiamo ad esempio a modelli come il Gx01-R oppure lo 02-R e si calcola quanto, specialmente il primo, siano distanti dal corrispettivo predecessore, si comprende bene che ormai la numerazione dei GX non ha più senso.
Strutturalmente, questo Daitarn è identico in tutto al modello già prodotto un anno fa. Cambiano i toni di colore, più chiari i blu, più spenti i grigi di spalle e bacino e quell’orribile fregio dorato che non trova riscontro in nessun’altra parte del modello, tanto simile a quello fornito con il Gx23-A.
Non è stata apportata nessuna miglioria ai vari problemi presenti del Gx-53, partendo dalle spalline sezionate, parte di un meccanismo di trasformazione rivedibile, per arrivare ai mini cingoli statici ed ai carrelli posizionati dove non dovrebbero.
E’ vero che hanno inserito uno stand più credibile, ma anche questo resta limitato ai soli accessori, mentre quello completo è da comprasi a parte.
Tutto ciò fa si che questo GX si posizioni di poco sotto alla versione “originale” del Daitarn e che trovi giustificazione della sua esistenza, solo nel fatto che l’altro sia difficile da reperire, a prezzo ragionevole.
E’ ovviamente un bel prodotto che in vetrina saprà risaltare, ma che occasione mancata.
- sopperisce alla carenza di Gx-53
- ha lo stand espositivo per gli accessori
- identico al predecessore ma con diverso numero
- il grigio spento ed il fregio dorato ammazzano gli occhi
- non è stato corretto nulla di quello che doveva essere corretto
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